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Il glioblastoma multiforme (GMB) è il tumore maligno più comune tra i tumori che colpiscono il sistema nervoso centrale. Il trattamento tradizionale comprende la chirurgia, per rimuovere una parte della massa tumorale, seguito radio e/o chemioterapia. Nonostante i progressi in ambito diagnostico e terapeutico, la prognosi rimane molto bassa a causa del suo alto potere infiltrante e della presenza della barriera emato-encefalica che ostacola l’ingresso dei farmaci a livello celebrale.
Nel corso degli anni sono state testate diverse strategie per superare queste problematiche tra le quali la terapia loco-regionali che consiste nel depositare il farmaco direttamente nella regione tumorale.
Il gruppo di ricercatori dell’IIT con a capo Paolo Decuzzi, in collaborazione con l’IRCCS ospedale San Raffaele di Milano, e il Packard Children’s Hospital dell’Università di Stanford ha realizzato una sottile rete micrometrica , chiamata µMesh, capace di circondare la massa tumorale del paziente e di cambiare facilmente la sua forma adattandosi alla superficie su cui viene depositata.
Micro mesh è costituita da due compartimenti: il primo di PLGA (acido poli(lattico-co-glicolico)) dove possono essere disperse piccole molecole idrofobiche (in questo studio il Diclofenac) e uno strato di PVA (alcol polivinilico) dove sono incorporate delle nanoparticelle caricate con temozolomide.
A pH fisiologico, lo strato di PVA si dissolve, rilasciando in modo diretto e prolungato le nanoparticelle, che mantengono la loro forma sferica ma si discostano leggermente per le dimensioni e potenziale zeta.
Dagli studi preclinici è emerso che la singola applicazione di micromesh è più efficiente della somministrazione endovenosa di temozolanide e della somministrazione sistemica o locale di nanoparticelle con temozolamide e diclofenac. Inoltre è stato confermato che il diclofenac potenzia l’attività citotossica del temozolomide.
Pertanto la struttura modulare, flessibile e biodegradabile insieme al caricamento indipendente di diversi farmaci e nanoparticelle, rappresentano un promettente combinazione per migliorare la prognosi e può essere sfruttato per una terapia personalizzata.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Nanotechnology
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